A.P.E. non è solo compiti, né tantomeno solo divertimento.
A.P.E. è anche l’occasione per riflettere e lavorare intorno a tematiche “difficili” che riguardano da vicino i nostri ragazzi.
Venerdì 25 novembre abbiamo messo da parte per un po’ l’attività didattica per affrontare l’argomento del “bullismo”, non in chiave teorica ma attraverso attività organizzate e condotte da Luca e Elisabeth.
L’obiettivo era duplice: per i ragazzi, cercare di condurli ad un primo ragionamento su una questione delicata come quella dell’aggressività (fisica e verbale) tra pari; per gli educatori, mettere in atto una prima osservazione di alcune dinamiche tra minori, in precedenza osservate durante il tempo libero.
La giornata è stata pensata come la prima di un percorso più duraturo, da condurre nell’arco dell’intero anno in A.P.E. I ragazzi sono stati avvisati in tempo del fatto che avremmo dedicato parte del pomeriggio ad attività diverse da quelle strettamente didattiche, ma, secondo gli educatori, di eguale se non maggiore importanza.
Le attività sono iniziate alle 14, con lo svolgimento del gioco dei “caldi e freddi”: gli educatori hanno costituito due gruppi, i caldi e i freddi; una volta distinti dal conduttore e bendati, i “caldi” avevano l’obiettivo di riunirsi, mentre i “freddi” di impedire questo.
La giornata è proseguita con delle attività di role playing, in cui i ragazzi sono stati divisi in quattro gruppi, a ciascuno dei quali è stato chiesto di interpretare un semplice sketch, avente come tematica di fondo una delle diverse forme di bullismo (verbale, fisico, cyber, ecc). Una volta pronto, lo sketch, il cui testo è stato scritto in precedenza da Elisabeth e Luca, è stato presentato davanti agli altri ragazzi.
A concludere il pomeriggio, è seguito un momento di riflessione collettiva, in cui i ragazzi hanno espresso le loro domande e le loro perplessità sull’argomento.
Crediamo sia nostro dovere, in quanto educatori, creare degli spazi di riflessione appositi per permettere ai ragazzi di scontrarsi con degli argomenti “scomodi”, essenziali tuttavia ad una crescita consapevole.
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