Oggi intervistiamo Claudio, uno degli educatori che ogni giorno apre le porte ai 60 ragazzi che frequentano A.P.E. Onlus.
Claudio, come descriveresti il tuo lavoro quotidiano?
Il doposcuola di A.P.E. non è fatto di soli compiti, come il nome potrebbe suggerire. Certo, la parte didattica è fondamentale, ma possiamo quasi vederla come un pretesto per riunire circa sessanta ragazzi ed aiutarli a crescere insieme.
Dato il vostro ruolo come educatori, immagino infatti che vi occupiate di molte cose oltre i compiti per il giorno dopo! Ci fai un esempio?
Non è raro per noi educatori doversi confrontare con le tipiche dinamiche adolescenziali come i primi innamoramenti o le prime antipatie, che inevitabilmente si generano e portano scompiglio nelle nostre classi.
Qual è il vostro approccio in questi casi?
Partiamo dalla consapevolezza che siamo stati tutti ragazzini, ed è proprio questo che ci permette di provare a gestire queste situazioni, per quanto difficili se non impossibili, e tentare di consigliare per il meglio chi ci chiede un parere sulla situazione.
Insomma, ad A.P.E. spesso c’è la guerra maschi contro femmine?!
Diciamo che non mancano le tipiche dinamiche di gruppo maschi/femmine, con i maschi lanciati a giocare a qualsiasi sport preveda l’utilizzo di una palla, mentre le donne confabulano e spettegolano a più non posso, per poi zittirsi appena orecchie indiscrete (ovvero quelle di noi educatori) si avvicinano troppo!
Tutto questo ovviamente fino a che gli educatori non ricordano che è ora di passare dai problemi di cuore a quelli di geometria!
Quando visiti un sito Web, esso può archiviare o recuperare informazioni sul tuo browser, principalmente sotto forma di cookies. Controlla qui i tuoi servizi di cookie personali.