Sono già alla mia quarta settimana di tirocinio qui all’Ape e posso dire a gran voce di sentirmi veramente bene!
Dopo aver corso il rischio e aver inoltrato la richiesta di tirocinio a questo ente (di cui conoscevo ben poco), sono stata assalita da paure e insicurezze, tipiche di chiunque si trovi ad intraprendere una nuova esperienza. Ora i dubbi hanno lasciato il posto alle certezze, alla voglia di mettermi in gioco e questo sicuramente grazie all’accoglienza ricevuta dall’intera equipe di educatori, al loro coinvolgimento e alla passione che mettono nel loro lavoro.
Ho la fortuna di trovarmi in una realtà che offre ai giovani del quartiere Reno molto più di un servizio di doposcuola inteso solamente come aiuto-compiti. Per i ragazzi che lo frequentano quotidianamente è un vero e proprio punto di riferimento, una seconda casa, un contesto educativo di crescita, di condivisione, di creazione di legami, di amicizie e, perché no, anche di conflitto. Quest’ultimo, infatti, caratterizza ogni società, soprattutto quella contemporanea, fortemente complessa e multiculturale.
È proprio per questo che uno degli obiettivi dell’Ape è quello di aiutare i giovani a gestire i conflitti, a viverli come occasione di arricchimento reciproco, accompagnandoli in questo viaggio non privo di difficoltà e di trasformazioni tipiche dell’età adolescenziale.
Parlo di preziosa opportunità in quanto il tirocinio è un’esperienza formativa caratterizzata dalla realizzazione di attività pratiche per completare la formazione teorico-pratica degli studenti, per favorire la riflessione e acquisire competenze coerenti con il percorso di studio da poter spendere in una futura vita lavorativa.
Ciò che mi ha spinto a scegliere Ape come contesto per realizzare tutto questo è il desiderio di sperimentarmi nel campo delle problematiche e del disagio adolescenziale, un ambito per me tutto da scoprire.
Il confronto con i ragazzi mi sembra iniziato con il piede giusto: il loro desiderio di conoscermi, di aprirsi e di costruire una relazione fatta di fiducia e rispetto mi è stato dimostrato anche attraverso il semplice gioco, lo scherzo, come ad esempio la loro curiosità rivolta al mio accento umbro ed il loro divertirsi ad imitarlo.
Non posso assolutamente sostenere di trovarmi in una realtà priva di ostacoli; non sono mancate le prime discussioni, le prime difficoltà ma il bello della cura educativa è proprio quello di aver costantemente a che fare con Persone, tutte aventi una propria storia, una propria cultura, un proprio modo di vedere il mondo, che va accolto, rispettato e valorizzato.
L’unico difetto di un’esperienza da tirocinante è il fatto di dover, prima o poi, salutare i ragazzi, il gruppo degli educatori, Pia, Alessandro, Franco, Tonino e tutte le persone che stanno arricchendo questa piccola parte della mia storia ma, d’altronde, anche il distacco e la capacità di affrontarlo fanno parte della relazione educativa, anzi, ne sono un elemento importantissimo.
Spero solo che la mia presenza in questi pochi mesi possa aggiungere anche solo un mattoncino a questa “grande casa”; intanto, non mi resta che godere ancora un pò di tutto ciò che Ape ha da offrirmi!
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